martedì 20 agosto 2013

Lo scimpanzo

Shako  arrivò in via Nizza a tarda sera, dopo aver viaggiato in treno per due giorni, si accese una sigaretta e cominciò:
“E' ultima partita di torneo, decisiva per vitoria!
Facio mosa e alzo ochi e vedo dona con pelicia e in braccio tiene picolo scimpanzo. E scimpanzo me guarda con grandi ochi e io penso: io son qui che gioca a scachi per mia vita, per soldi di mia familia e picolo scimpanzo me guarda mentre io lavora! 
E cosa pensa picolo scimpanzo? Cosa sa di me e di mio lavoro in scachi? 
Incredibile! 
E io devo giocare con picolo scimpanzo che me guarda. Incredibile!”.

Tanto mangia

Shako è magro, altissimo, un po' curvo. 
Grande Maestro di scacchi, giornalista, colto letterato, vive praticamente di caffé e sigarette. 
A Belgrado la moglie e i due figlioletti attendono i premi in denaro dei tornei che questo scacchista girovago gioca in giro per il mondo. 
Gipo mette a bollire l'acqua della pasta e nel frattempo serve a Shako un'insalata verde. 
Egli ne mangia qualche foglia con un pezzo di pane, poi si appoggia allo schienale accendendosi una sigaretta: “Tanto mangia! Fai cafa”.


Oblomov

Gipo, che di solito limitava le sue lente letture a scrittori giapponesi e a noir di James Hadley Chase, un giorno chiese allo Stego di consigliargli un romanzo.
Dopo averci pensato a lungo, Stego gli allungò il famoso romanzo di Gonciarov: ”Penso che Oblomov ti piacerà; è figo e di sicuro potrai immedesimarti nel personaggio!”.
La cosa poi finì lì e cadde nel dimenticatoio.
Tre mesi dopo lo Stego entrò in camera di Gipo per cercare una penna: sulla scrivania accanto alla finestra era aperto un libro. Vicino una vecchia copia de La Stampa. Dovevano essere così da tempo, poiché le pagine erano ingiallite dal sole. Si avvicinò vide che si trattava del primo capitolo di Oblomov e lesse: “... ma le pagine aperte erano impolverate e ingiallite: si vedeva che quei libri erano stati abbandonati da tempo: il giornale portava la data dell'anno precedente ...”

martedì 12 marzo 2013

La pizza


Erano circa le quattro del mattino; il gioco, che si era trascinato stancamente per gran parte notte, si era rianimato grazie ad un poker di Otto che si era scontrato con un bluff e quindi aveva reso poco, dato che il Teschio, vista la mala parata, se ne era andato sul rilancio. Ovviamente il poker era stato onorato dal solito giro di telesina.

Il Teschio si accese l'ennesima sigaretta e disse: ”Vorrei una pizza ...” e prese a guardarsi intorno lasciando la frase come sospesa. Il suo occhio cadde sul Neto che sonnecchiava stravaccato sul termosifone. Indicando il gatto con il dito, il Teschio precisò. “Vorrei una pizza … col gatto!”.